27 agosto 2009

Kenya Census 2009 (Count me in !)

(Nairobi). “Sono Luo” oppure “Sono Kalenjin”, ecco alcune delle risposte che potrebbero ricevere le migliaia di 'enumerators' reclutati in Kenya per il censimento nazionale che dovrebbe concludersi il 31 agosto.
Un censimento dovrebbe essere una collezione di numeri innocenti eppure questo censimento sta assumento un carattere controverso, sicuramente delicato.
Al sorgere delle prime polemiche i responsabili del KNBS (Kenya Bureau of Statistics) si sono affrettati a chiarire che la domanda sull'appartenenza etnica non è assolutamente obbligatoria e che tra le risposte possibili c'è anche un orgoglioso “I'm Kenyan”.
Ciononostante, trascorsi oltre 18 mesi dalle violenze che hanno accompagnato le elezioni del 2007, la questione etnica è un argomento ancora scottante qui in Kenya.
Oltre 1000 morti, mezzo milione di IDP (Internally Displaced People) costretti per forza o per necessità ad abbandonare le proprie case per trovare una sistemazione più sicura.
I fatti del 2007 si trascinano in maniera velenosa fino ad oggi: la Commissione d'inchiesta Waki ha raccolto prove e tesimonianze e redatto una lista di nomi di responsabili nel gestire e organizzare le violenze post elettorali. La lista, chiusa in una busta (che immaginiamo rossa...) è stata consegnata sin dallo scorso ottobre a Kofi Annan, incaricato di mediare tra le parti. L'ex segretario dell'ONU ha conservato i documenti fino a luglio, sperando che il parlamento kenyano deliberasse la creazione di un tribunale speciale o di una qualche istituzione giuridica che rendesse giustizia dei fatti.
Poi a luglio la svolta: una breve missione a Ginevra, accompagnato da alcuni esponenti del governo, tra cui il ministro della Giustizia Mutula Kilonzo e l'incontro con Luis Moreno Ocampo procuratore della Corte Penale Internazionale al quale è stata consegnata la busta. Ora il Kenya ha tempo fino alla fine di settembre per trovare una soluzione (tribunale speciale o ordinario).
Altrimenti Ocampo, che negli ultimi anni è considerato un pò lo spauracchio dei potenti e violenti dell'Africa, avvierà un procedimento esterno, poichè che il Kenya a suo tempo ha preso parte alla creazione dell'ICC.

Faceva una certa impressione passeggiare per il centro di Nairobi martedì scorso: quasi nessuno per la strada nè sui marciapiedi solitamente affollati di una vasta umanità che spazia dai colletti bianchi dei ministeri, ai turisti e cooperanti europei o americani, fino ai più poveri che cercano ogni giorno un modo per sbarcare il lunario. Uffici chiusi, negozi chiusi, bus e matatu rarissimi e semivuoti. Il 24 agosto è stata infatti dichiarata giornata di vacanza per consentire agli enumerators di svolgere il loro lavoro: diversamente a Nairobi è difficile trovare qualcuno in casa durante le (lunghe) giornate lavorative.

Altre questioni accompagnano il Kenya Census 2009 , ad esempio il fatto che i risultati dell'ultimo censimento, dieci anni fa, non furono mai resi noti.
Fare un censimento in Africa non è facile: nelle zone rurali spesso l'anagrafe non funziona e molti, bambini e adulti, non hanno documenti, ed in ogni caso raggiungere ogni più sperduto villaggio è praticamente impossibile.
Le notizie che vengono raccolte sono inoltre tra le più varie: viene chiesto di che materiale è costruita la casa, quale tipo di gabinetto è utilizzato oppure chi ha dormito in quella casa il giorno precedente.
Il risultato è che gli enumerators impiegano circa 45 minuti per ogni gruppo famigliare.
Fare un censimento è però molto importante, specialmente in Africa: occorre sapere se le politiche di sviluppo sono state efficaci, se e di quanto è cresciuta la popolazione, dove vive e in quali condizioni socio economiche, sopratutto in periodi come questi, quando una forte siccità sta mettendo in crisi diverse aree del paese, soprattutto al nord.
I Masaai si stanno muovendo dai pascoli verso la città per svendere il loro bene più prezioso, il bestiame, a causa della mancanza di acqua. Una vacca (magra) può costare anche solo 8000 scellini (circa 80 euro).
Alcuni dati d'altra parte sono già conosciuti: per esempio la vita media del Kenya, stimata attualmente in 55 anni e la sorprendente distribuzione delle popolazione: dei presunti 40 milioni di Kenyani, oltre la metà ha meno di 19 anni.

Fonti: Nation, Reuters